A cosa serve il nuovo Codice della Crisi d’Impresa
A cosa serve il nuovo Codice della Crisi d’Impresa
Il nuovo
Codice della Crisi di Impresa e dell’Insolvenza (CCII) è entrato in vigore
quest’estate ed ha lo scopo di introdurre una nuova serie di strumenti
finalizzati a garantire la continuità ed il risanamento di aziende che siano in
situazioni di difficoltà finanziarie anche gravi.
Lo
scopo del Codice non è più quello di punire con il fallimento, bensì quello di
cercare di premiare e salvare le imprese che dimostrano di essere in grado di
uscire dalla crisi e di riposizionarsi sul mercato, attraverso un percorso trasparente
e sostenibile. La liquidazione giudiziale (ossia quello che fino a ieri si
chiamava fallimento) rimane l’ultima ipotesi che tutti gli altri strumenti
mirano invece a scongiurare.
L’importanza
di questa novità è tale che i primi servizi offerti dalla partnership tra Confimpresa
e l’avv. Antonio Pinto dello Studio Legale OMNIA di Bari, saranno quelli di accompagnare
gli iscritti a Confimpresa nella scoperta degli strumenti del nuovo Codice
della Crisi d’Impresa, con uno sguardo pratico sui principali elementi che
caratterizzano il nuovo scenario normativo.
Dal 15
luglio scorso, l’imprenditore che si rifiuta di vedere ed affrontare i segnali
di crisi della propria impresa, non può più permettersi di rinviare le
decisioni a data da destinarsi.
Il CCII,
infatti, introduce un nuovo modo di fare impresa e di prevenire e di risolvere
la crisi. Coerentemente con la Direttiva Insolvency (Dir. UE 1023/2019), le
novità introdotte mirano a:
1.
Favorire l’emersione
tempestiva della crisi attraverso strumenti di allerta (seppur attenuati) che
incentivino l’imprenditore ad attivarsi per il superamento della crisi;
2.
Valorizzare l’autonomia
privata con la previsione di strumenti (anche stragiudiziali) che limitano i poteri
di intervento dell’autorità giudiziaria;
3.
Facilitare il risanamento
dell’impresa attraverso procedure di ristrutturazione efficienti che non
impediscono, ed anzi promuovo, la continuità aziendale.
Una
prima importante novità introdotta dal Codice è l’individuazione, all’art. 3 del
CCII, dei nuovi assetti organizzativi dell’impresa.
È così
che oggi l’imprenditore deve predisporre misure in grado di:
1. Rilevare squilibri patrimoniali o economico-finanziari;
2. Verificare la non sostenibilità dei debiti e l’assenza di
prospettive di continuità aziendale per i 12 mesi successivi;
3. Ricavare informazioni utili per seguire la c.d. lista di
controllo particolareggiata e per effettuare il test pratico per il ragionevole
perseguimento del risanamento ex art. 13 CCII.
Queste
sono le misure preventive cui ogni imprenditore si deve attenere (e alle quali
si atterranno anche i Tribunali di tutta Italia), insieme alla verifica dei segnali
di allarme che vengono specificatamente individuati dal Legislatore, al fine di
rilevare tempestivamente una situazione di difficoltà quando l’impresa abbia:
1.
Debiti per retribuzioni
scaduti da +30 giorni per un ammontare pari al 50% delle retribuzioni mensili
totali;
2.
Debiti nei confronti di
fornitori scaduti da + 90 giorni per un ammontare superiore ai debiti non
scaduti;
3.
Debiti nei confronti di
banche e istituti finanziari scaduti da + di 60 giorni o che da almeno 60
giorni abbiano superato l’ammontare di tutti gli affidamenti in essere (purché
superiori alla soglia del 5% di tutte le esposizioni);
4.
Superamento delle
soglie ex art. 25-nonies CCII oltre le quali i creditori istituzionali (tra cui
INPS, INAIL, AdE-R) hanno l’obbligo di avviare le procedure di allerta.
Si
tratta di termini, soglie e criteri che costituiscono le “analisi del sangue”
dell’impresa. Analisi che, più spesso di quanto avveniva in passato, dovranno
essere tenute sotto controllo per evitare di innescare una serie di
conseguenze, spesso indipendenti dalla volontà del singolo imprenditore, che
rischiano di traghettare silenziosamente l’impresa fuori dal mercato. Di cure
ce ne sono molte, per ogni patologia più o meno grave, ma saranno realmente
efficaci a condizione che si prenda coscienza per tempo della crisi dell’impresa
e che la si affronti con soluzioni tecnicamente adeguate.
Da un
lato, infatti, si dovranno verificare i requisiti imposti dal nuovo Codice per
l’accesso allo strumento più adeguato di risanamento (che sarà individuato
sulla base della singola situazione concreta), dall’altro però non si dovrà
perdere – ed anzi si dovrà tutelare e garantire – la continuità aziendale e la
capacità dell’impresa di generare ricavi. Tutto questo senza minimamente
spogliare l’imprenditore dal governo della sua azienda, visto che lui è l’unico
a poter garantire la continuità.
È
dunque in questo contesto, così profondamento mutato, che si dovranno muovere
gli imprenditori italiani, chiamati a adottare un approccio prospettico nella
gestione della crisi e dell’insolvenza. Un approccio che – prima di ogni cosa –
sia in grado di riconoscere per tempo un momento di difficoltà (ancorché
transitorio) e che permetta di affrontarlo da subito con lo strumento più
adeguato tra quelli che il nuovo CCII mette a disposizione del management aziendale,
delle loro famiglie e dei loro consulenti.
Insieme allo Studio Legale OMNIA, sullo specifico tema del nuovo codice della crisi di impresa, approfondiremo in Pillole:
1. Le misure per prevenire o affrontare la crisi d’impresa: il
rapporto con le Banche.
2. Le soglie di allerta e la segnalazione dei creditori
pubblici
3. La composizione negoziata della crisi
4. Le nuove misure protettive del patrimonio
5. Il Piano Attestato di Risanamento
6. Il Concordato preventivo in continuità e il Concordato
semplificato
Avv. Antonio Pinto
antoniopinto@studiolegaleomnia.it
---------------------------------------------------------------------Alcune note sull'autore dell'articolo, l'avv. Antonio Pinto:
Avvocato dal 1995, Patrocinante in Cassazione e giurisdizioni superiori, Presidente regionale per la Puglia di Confconsumatori, Presidente della Camera Arbitrale e della Mediazione della Camera di Commercio di Bari, Consigliere della CCIAA di Bari. Esperto in prodotti finanziari e bancari, diritto societario, diritto del commercio, appalti, diritto vitivinicolo.
Dal 2004 al 2009 socio dello Studio legale Lombardo Pijola - Tucci & Partners, dal 2007 al 2010 Presidente dell'Istituto Pugliese per il Consumo, dal 2010 al 2016 Vicepresidente della Consulta Regionale dei Consumatori e Utenti. Dal 2007 al 2008 Responsabile delle attività di supporto del Centro italo-albanese per la ricerca economica e sociale (partenariato fra Facoltà di Economia e commercio -Banca Mondiale -Caritas - Istituto Affari Internazionali). Nel 2017 master in diritto vitivinicolo.
Contatti:
tel. 080-8807133 (dalle ore 09 alle 13)
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